Legge, amore e felicità

SUPPLEMENTI PER LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO

Sono seduti nel bel mezzo della carreggiata e manifestano. La circolazione è bloccata. Dozzine di autobus, centinaia di automobili e migliaia di viaggiatori spazientiti formano la cornice di questa manifestazione. Non si tratta di una novità. A più riprese, la città, ha conosciuto uno scompiglio come questo nel corso di queste ultime settimane. Domando a uno dei partecipanti: “Qual è il motivo della manifestazione di oggi?”. Ma la mia scelta non dev’essere stata delle più felici… Mi risponde: “Non so niente di preciso; in ogni caso, noi siamo contro!”.

Ribellione contro Dio

“Noi siamo contro!” Questa è la parola d’ordine del nostro tempo. Da tutte le parti si fanno manifestazioni – spesso con ragione – contro ciò che è stato istituito. Ma l’uomo si ribella pure contro Dio, senza per questo cercare di conoscere la sua volontà!

Perché?

L’uomo non è portato a ubbidire a un Dio da cui è lontano. Egli potrebbe facilmente riconoscersi in questa amara costatazione dell’apostolo Paolo: “… il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio” (Romani 7:19).

Comprendere Dio

Perché una madre proibisce al suo bambino di giocare col fuoco? Per privarlo della libertà? No davvero! Essa vuole semplicemente evitargli di soffrire, perché gli vuol bene. Dio non vuole toglierci la nostra libertà, né ostacolare lo sviluppo della nostra personalità.

Dio non costringe nessuno

Libertà

Dio ci ha dato una “legge della libertà” (Giacomo 1:25).

Amore

La sua legge è ispirata al suo amore per noi. Egli ci ha dato delle direttive per la nostra felicità (Deuteronomio 4:40; Matteo 22:36-40).

Pace

Ubbidire ai comandamenti di Dio procura la pace. “Oh, fossi tu pur attento ai miei comandamenti! La tua pace sarebbe come un fiume, e la tua giustizia, come le onde del mare” ci dice per mezzo del profeta Isaia (Isaia 48:18).

Vita eterna

Gesù dichiarò un giorno a un giovane che gli aveva chiesto un consiglio: “… se vuoi entrare nella vita (eterna), osserva i comandamenti” (Matteo 19:17).

Un documento personale

Numerose leggi e disposizioni registrate nella Bibbia furono ispirate da Dio a uomini che egli aveva scelto; ma i dieci comandamenti fu lui stesso a scriverli.

Dio scrisse

“E l’Eterno scrisse sulle tavole le parole del patto, le dieci parole”, si legge nel libro dell’Esodo (34:28). Un po’ prima, noi leggiamo: “Quando l’Eterno ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli dette le due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte col dito di Dio” (Esodo 31:18).

Tutti gli uomini

I dieci comandamenti devono essere rispettati da tutti gli uomini, in tutti i tempi. “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo”, afferma il re Salomone (Ecclesiaste 12:15).

Il punto di vista di Gesù

Gesù ha abolito la legge, come molti pensano?

Gesù ha ubbidito alla legge

Nel Discorso sul monte, ha detto chiaramente: “Non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge od i profeti; io son venuto non per abolire ma per compiere” (Matteo 5:17).

“Ma io vi dico…”

Gesù non abolì la legge. Egli si levò soltanto contro l’osservanza formalista dei comandamenti e li rese più significativi e più profondi. In questo stesso Discorso sul monte, dice per esempio: “Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere”, e “Chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale”; ma io vi dico: Chiunque s’adira contro al suo fratello, sarà sottoposto al tribunal” (cioè merita di essere punito). “… Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per appetirla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:21,22,27,28). Queste dichiarazioni mostrano chiaramente che, quando noi consideriamo la legge di Dio in tutta la sua profondità, comprendiamo che è impossibile rispettarla integralmente.

A che cosa serve la legge?

La legge ci rivela la volontà di Dio. Essa ci mostra in quale misura noi siamo giusti davanti a Lui. È una specie di specchio che ci rimanda fedelmente l’immagine della nostra condizione morale. Guardando quest’immagine, noi costatiamo che non potremmo piacere così a Dio. Noi viviamo lontani da Lui, nel peccato, senza renderci conto della gravità di questo. “… per le opere della legge nessuno sarà giustificato al suo cospetto; giacché mediante la legge è data la conoscenza del peccato” , afferma l’apostolo Paolo (Romani 3:20).

Impossibile

La legge di Dio ci apre gli occhi su quella che è la nostra condizione autentica. Essa non può, tuttavia, cancellare i nostri peccati, né impedirci di commetterne altri. È detto, quindi che colui il quale non rispetta la legge deve morire. “… il salario del peccato è la morte” , dichiara l’apostolo Paolo; ma fortunatamente aggiunge: “… ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). Noi abbiamo dunque un gran bisogno del soccorso di Gesù Cristo!

In che modo la legge è “adempiuta”?

“Adempiuta per noi”

Cristo ha fatto, al nostro posto, quanto era al di sopra delle nostre forze. Per questo, Egli lasciò il suo cielo di gloria, visse in mezzo a noi, divenne simile a noi in ogni cosa. Con questa differenza, tuttavia: Egli ubbidì interamente a Dio, eseguì perfettamente la sua volontà. “…siccome per la disubbidienza di un solo uomo (Adamo) i molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo (Gesù), i molti saranno costituiti giusti” (Romani 5: 19). Gesù ha soddisfatto le condizioni della nostra salvezza e ci ha così permesso di avere delle relazioni normali col nostro Padre celeste. Perché le cose vadano in questo modo, dobbiamo vivere in comunione con Gesù Cristo. “Ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti” (Romani 3:21,22).

Così, tutto diventa chiaro: noi abbiamo trasgredito la legge di Dio, ma Gesù l’ha osservata per noi. Noi ci meritavamo la pena capitale, Egli è morto al nostro posto. “Colui che non ha conosciuto peccato”, ha ancora scritto l’apostolo Paolo parlando di Gesù, Dio “l’ha fatto essere peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21).

Possiamo speculare sulla grazia?

In nessun caso! La Bibbia ci ricorda a tale riguardo tre realtà spirituali:
L’uomo che è stato rigenerato grazie alla potenza di Dio non potrebbe, per questo, vivere senza la legge (Galati 5:22-25).
La fede che non si manifesta con buone azioni è inesistente (Giacomo 2:14-22).
L’amore “è l’adempimento della legge” (Romani 13:8-10).

È notte. Sorvoliamo un mare di punti luminosi: la grande città. Ci avviciniamo alla meta. L’aereo scende in picchiata. Noi scorgiamo già la luminosità multicolore dell’aeroporto. Come atterreremo, così, di notte? Senza difficoltà, perché la pista d’atterraggio è delimitata da un gran numero di segnali. La nostra sicurezza è assicurata.

Noi abbiamo bisogno spesso di essere guidati, non solo per atterrare così su una pista invisibile, ma anche per entrare in un porto di notte. Un faro intermittente ci indica allora l’entrata. Quando siamo in montagna, facciamo attenzione alle indicazioni che segnalano l’itinerario della nostra escursione. Che sollievo per noi, quando, dopo aver sbagliato strada, ci troviamo di fronte a un cartello indicatore!

Queste luci e questi cartelli non hanno lo scopo di ostacolare la nostra libertà, ma di indicarci la strada. Lo stesso è nella nostra vita spirituale: abbiamo bisogno di essere guidati. Questa è la funzione dei dieci comandamenti. Esaminiamoli.

I Comandamento – Ci sono ovunque degli idoli

Il I comandamento ci riguarda ancora, noi che viviamo nel XXI secolo? Non crediamo in un solo Dio? Certamente, ma tutto ciò che mettiamo al suo posto o al disopra di Lui diventa per noi un idolo. E noi ce ne fabbrichiamo in buon numero! Ecco alcuni aspetti:

  • Per alcuni conta solo la macchina di loro proprietà
  • Altri sacrificano tutto al loro avanzamento professionale
  • Altri ancora adorano il denaro, il successo e il potere
  • Alcuni spendono tutto per lo sport
  • Certe persone non vivono che per la moda
  • Molti non si preoccupano che del sesso
  • Numerosi sono quelli assorbiti dal loro piccolo cerchio familiare.

Effettivamente, gli idoli moderni hanno aspetti molteplici. Dio, tuttavia, vuole essere solo a guidarci. Se noi accettiamo di averlo come Signore, tutta la nostra vita sarà orientata verso di Lui. La nostra esistenza non sarà più smembrata da numerosi centri d’interesse; al contrario, essa troverà in Dio la sua unità e la sua ragion d’essere.

II Comandamento – Non ti fare immagine alcuna

Dio si ripete? No, questo comandamento è collegato al precedente. Quelli che credono in un Dio unico ritengono che non devono fabbricare idoli, ma ciò non impedisce a certuni di fare dei crocifissi e delle immagini di Maria, dei santi e di Dio stesso, e di prosternarsi davanti ad esse. Queste pratiche sminuiscono l’adorazione del Dio unico, che è invisibile e che non possiamo rappresentarci. D’altro canto, può accadere che pur non fabbricandoci degli idoli ricavati dalla pietra, o di legno scolpito, di metallo fuso, noi ce ne creiamo altri con l’immaginazione. Queste “immagini intellettuali” di Dio sono innanzitutto le nostre concezioni del mondo che, molto spesso, tendono a sostituirlo. Il secondo comandamento proibisce dunque, pure, di formarsi delle idee personali che possono falsare la nostra nozione della Divinità. Noi dobbiamo credere in Dio, quale Egli ci è stato rivelato.

III Comandamento «Mio Dio! Mio Dio!»

Il primo scopo di questo comandamento è di proibire l’uso futile del nome di Dio. “Mio Dio!” “Grazie a Dio!” si dice correntemente, senza pensare per questo a Dio… Il nome di Dio è pronunciato in discorsi senza importanza, quando non è l’espressione stessa di numerose bestemmie! Tutte queste evocazioni del Creatore dell’universo fatte alla leggera o in modo irriverente sono profondamente deplorevoli. Noi possiamo pure – è il secondo significato del comandamento – disprezzare, o incitare a disprezzare il nome di Dio non vivendo conseguentemente alla nostra professione di cristianesimo, arrivando persino a evocare questo nome sacro per innalzarci in un certo ambiente sociale e rafforzare il nostro influsso, o per farne un mezzo di azione politico. È così che “usare il nome dell’Eterno invano” può avere come conseguenza d’asservire il cristianesimo allo stesso Satana.

IV Comandamento – Una tregua!

Il quarto comandamento si distingue dai precedenti in quanto non esprime una proibizione, ma il dovere di “ricordarci” del giorno di riposo istituito da Dio. Questo deve attirare particolarmente la nostra attenzione. Noi dobbiamo rispettare il giorno del sabato, perché è diverso dagli altri sei. Non ne disponiamo a nostro piacimento, esso “appartiene” a Dio. La parola “sabato” significa “riposo”. Il sabato è il giorno in cui dobbiamo riposarci, equilibrare la tensione dei giorni di lavoro affinché questo non arrivi ad asservirci totalmente. D’altronde, noi partecipiamo così al riposo di Dio, alla sua perfezione e alla sua eternità. Qualcosa di durevole penetra così nella nostra vita. Inoltre, quel giorno noi ci rechiamo in chiesa dove incontriamo delle persone che condividono la nostra fede. Ascoltiamo una predicazione, cantiamo, preghiamo, meditiamo più attentamente la Bibbia. Partecipiamo, insomma, all’esperienza spirituale di una comunità di cristiani, e questo ci fortifica per tutta la settimana. Potremmo fare a meno di questo incontro settimanale?

V Comandamento – Il focolare da augurarsi

Il fatto di aver dato alla luce dei figli non potrebbe essere equiparato a un semplice compito umano, come potrebbe essere quello di costruire macchine… Si tratta, per i genitori, di dar vita a delle nuove vite. La loro vocazione non si limita a procreare; essa include una responsabilità particolare davanti a Dio. I figli, neppure loro, non devono mai dimenticarlo. L’educazione infatti ha sempre due aspetti. I genitori, innanzi tutto, devono assicurare ai loro figli la sicurezza, la pace e la disciplina di cui hanno bisogno (Efesini 6: 2). Essi lasceranno progressivamente ai figli abbastanza libertà perché possano sviluppare la loro personalità e assumere, a loro volta, delle responsabilità. Agendo così, i genitori determinano la struttura stessa della società e preparano ai loro figli un avvenire stabile e felice. Di rimando – secondo aspetto dell’educazione i figli vengono indotti a manifestare ai loro genitori il rispetto che questo comandamento esige da loro (Efesini 6:1).

VI Comandamento – Sono innocente, me ne lavo le mani!

Questo comandamento ci prescrive il rispetto per la vita. Questa viene da Dio, che ne è il solo Signore. Per noi, essa è sacra. Gesù ci ha rivelato che questo comandamento ha un significato che va oltre quanto non sembri alla lettera. Ha dichiarato, nel Discorso sul monte, che chiunque tratta suo fratello da “raca” (idiota) o da pazzo è già un omicida (Matteo 5:21,22). Inveire così contro qualcuno, fa supporre che ci si consideri più saggio, o più accorto, o migliore di lui. Dominandolo così, lo si assoggetta, lo si opprime. Molto diffusa è, ai nostri giorni, una certa forma di omicidio: la calunnia sistematica. Apertamente o insidiosamente, si lede la reputazione di un uomo al punto che egli perde la sua autorità e può essere considerato alla fine come socialmente morto.

VII Comandamento – Matrimonio a tre

La portata di questo comandamento va oltre la sola infedeltà coniugale. Come sono assassino di chi opprimo, secondo il significato profondo del VI comandamento, così divento adultero se mi metto a considerare la tale donna o il tal altro uomo come un semplice mezzo di soddisfazione sessuale. Un matrimonio cristiano è sempre un matrimonio a tre. Ciascuno dei coniugi conserva interamente la sua personalità, in quanto il suo partner lo considera come un essere completo di cui vuole la felicità, ivi compresa la compiutezza sessuale. Ma una terza persona deve sempre accompagnare il marito e la moglie: COLUI che ha istituito il matrimonio: Dio stesso.

VIII Comandamento – Di chi fidarsi?

Questo comandamento riguarda molte persone, ai nostri giorni! Il numero dei furti sale alle stelle… Nessuno ha il diritto di prendere ciò che appartiene a un altro. I nostri contemporanei hanno spesso a che fare con questa verità fondamentale! Quelli che fanno un lavoro a pagamento non devono appropriarsi delle sostanze dei loro datori di lavoro, ma questi non hanno il diritto di privare i loro dipendenti di una giusta retribuzione (Giacomo 5:1-7). È vero che si può rubare in tutt’altro modo: far perdere la sua personalità al proprio prossimo, trattandolo con disprezzo, impedendogli di svilupparsi intellettualmente o di espandersi socialmente, attaccando la sua buona reputazione, e così via.

IX Comandamento – La menzogna ha mille volti

Questo comandamento non riguarda solamente la falsa testimonianza. Esso proibisce assolutamente ogni bugia; e questa ha mille volti! Si possono spargere voci false. Si può addirittura lodare il proprio prossimo insinuando contemporaneamente a suo riguardo rimproveri e calunnie, col tono della voce o con un semplice gioco mimico. Si può pure mentire deformando la verità, tacendola o mescolandola alla menzogna. Si mente ancora esagerando l’importanza di certi fatti, o al contrario dando di essi un rapporto incompleto, o anche non rivelandone le verità che nella misura in cui questo ci riesce utile. Sì, la menzogna ha mille volti.

X Comandamento – Cristiano senza cupidigia

Infine, l’ultimo comandamento si oppone a ogni superficialità nell’osservanza degli altri nove. Esso mette in luce la radice di tutti i peccati: la cupidigia, la brama. Ma che cosa significa bramare? Significa lasciare che si sviluppi in noi questo bisogno intenso e malsano di possedere ciò che non può legalmente appartenerci. Questa tendenza profondamente egoista è l’ispiratrice di ogni peccato. Al contrario, la conversione cristiana dà un tutt’altro orientamento ai nostri moventi profondi. Un cristiano veramente convertito non vive per se stesso, ma per il suo prossimo. Egli considera questo come un essere che ha bisogno di libertà per espandersi, e rispetta scrupolosamente tale libertà. Il suo scopo supremo è di consacrare la propria vita al servizio di Dio. Così l’amore, o la carità, si oppongono diametralmente alla cupidigia.

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