Buone Notizie #17

SUPPLEMENTI PER LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO

DOMENICA

di Domenico Visigalli

(dal libro AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

Nel testo originale dell’Antico Testamento (AT) e nel Nuovo Testamento (NT) semplicemente il termine domenica non esiste. Quindi bisogna cercare altrove la sua origine e il suo significato.

Sintesi teologica

L’espressione «giorno del Signore» sia nell’AT che nel NT denota l’intervento di Dio nelle vicende umane, che esegue il suo giudizio contro gli empi e libera il suo popolo dai suoi oppressori.

  1. L’espressione viene usata per descrivere i giudizi sull’antico Egitto (Geremia 46:10) e Babilonia (Isaia 13:6,9) e per restaurare Israele (Isaia 14:1,2; Geremia 46:27,28).
  2. Il «giorno del Signore» era anche il giudizio di Dio sopra il suo popolo a causa della sua apostasia (Gioele 1:15; 2:1) specialmente riferito alla cattività babilonese (Sofonia 1:7,14,18; 2:2).
  3. Il «giorno del Signore» è anche il giorno del giudizio, giorno d’ira e di tenebre (Gioele 2:1,2; Amos 5:18-20; Ezechiele 7:19; Romani 2:5,6; Matteo 10:15; 2 Pietro 3:9).

Varianti della stessa espressione, ma con il significato del giorno del giudizio, sono: «il giorno di Gesù Cristo» (Filippesi 1:6), «il giorno del Signore Gesù» (2 Corinzi 1:14) o semplicemente «il giorno di Cristo» (Filippesi 1:10), oppure « il gran giorno» (Giuda 6), «quel giorno» (Matteo 7:22; 1 Tessalonicesi 5:4) o addirittura «il giorno» (1 Corinzi 3:13). Tutte espressioni per descrivere il glorioso ritorno di Cristo che viene a esercitare la sua funzione di giudice alla fine dell’èra presente.

Si è voluto dare una consistenza biblica all’osservanza della domenica appoggiandola ad alcuni testi del NT (Matteo 28:1; Giovanni 20:19; Atti 2:1-4; 20:7-11; 1 Corinzi 16:2; Apocalisse 1:10) che esamineremo brevemente.

Matteo 28:1: La resurrezione di Cristo. L’osservanza della domenica come giorno di riposo è motivata dal fatto che Gesù è risuscitato in quel giorno. Senza alcun dubbio la risurrezione avvenne proprio il primo giorno della settimana, però gli evangelisti che hanno redatto i vangeli molti anni dopo la risurrezione, non dicono da nessuna parte che questo evento abbia cambiato qualcosa al quarto comandamento e continuano a dare al settimo giorno della settimana il suo nome sacro, il sabato o riposo, e considerano il giorno della risurrezione un giorno feriale, il primo giorno della settimana. Mentre c’è un rapporto evidente tra i sei giorni della creazione seguiti dal riposo di Dio e i nostri seguiti dal riposo dell’uomo, non c’è nessuna logica tra la risurrezione di Cristo e il riposo della domenica. Si commemora un grande evento con un giorno di festa annuale e non con un riposto settimanale. Perché allora non festeggiare anche il venerdì, giorno della morte di Cristo, morte per cui noi siamo salvati, o il giovedì giorno della sua ascensione? Origene riconosceva: «La risurrezione di Cristo non si celebra che una sola volta all’anno (a Pasqua) e non al termine di tutti i settimi giorni».

Giovanni 20:19: I discepoli riuniti. Si dice che la sera del primo giorno della settimana in cui Gesù era risorto, i discepoli fossero riuniti per celebrare il grande evento. Non è esatto. Prima di tutto perché non ci credevano ancora (Marco 16:9-14) e poi perché avevano paura dei Giudei (Giovanni 20:19) perché circolava la voce che essi avevano rapito il corpo di Gesù (Matteo 28:11-15).

Atti 2:1-4: La discesa dello Spirito Santo. Si vuole che l’effusione dello Spirito Santo fosse data mentre i discepoli erano riuniti nella camera alta per celebrare il primo giorno della settimana. Non si sa esattamente se quel giorno fosse un sabato o una domenica ma, ammesso e non concesso che fosse una domenica, lo Spirito non discese perché fosse il primo giorno della settimana, altrimenti Luca, l’autore degli Atti, ce lo avrebbe detto, ma semplicemente perché era il giorno della Pentecoste, festa che annunciava la gloriosa manifestazione dello Spirito.

Atti 20:7-11: La riunione di Troas. Si afferma che Paolo abbia tenuto questa riunione nel primo giorno della settimana perché la chiesa apostolica festeggiava la domenica. Se Luca ha adottato il computo romano, la riunione avrebbe avuto luogo la notte tra domenica e lunedì. Ma molti autorevoli commentatori ritengono piuttosto che l’autore degli Atti abbia invece seguito il computo ebraico e che quindi la riunione ebbe luogo nella notte tra sabato e domenica. Comunque sia bisogna ricordare prima di tutto che la riunione di Troas ebbe carattere occasionale e che i primi cristiani rompevano il pane tutti i giorni della settimana (Atti 2:46).

1 Corinzi 16:2: La colletta del primo giorno. Si afferma inoltre, impropriamente, che la colletta in favore dei poveri della Palestina, raccolta il primo giorno della settimana, sia una prova della santificazione della domenica, giorno di culto della chiesa apostolica. Ma il testo specifica:

«Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte a casa, quello che potrà, ecc…». Quindi non si tratta di riposo domenicale o di pubbliche riunioni. A.F. Vaucher fa notare:

«Era per evitare il fatto di maneggiare troppo denaro in giorno di sabato che i primi cristiani, seguendo in questo l’esempio degli Ebrei, preferivano rinviare le grandi collette al giorno seguente» (L’Histoire du salut, p. 335).

Quindi, la colletta fatta a domicilio il primo giorno della settimana in alcune chiese fondate dall’apostolo Paolo, lungi dal provare l’osservanza della domenica nel secolo apostolico, è piuttosto una prova dell’osservanza del sabato.

Apocalisse 1:10: La visione dell’apostolo Giovanni. Le versioni che hanno come la Diodati e la Luzzi: «Fui rapito in ispirito nel giorno di domenica» sono improprie anche se hanno cura (Luzzi) di far notare in calce: «Il greco ha, nel giorno del Signore». Siccome la domenica venne chiamata giorno del Signore, i traduttori si sono presi la licenza di mettere domenica. Molti intendono il giorno del Signore di questo testo come il giorno del giudizio finale e degli eventi a esso connessi cui fa costantemente riferimento l’Apocalisse. Altri ritengono che questa espressione potrebbe benissimo applicarsi al sabato, giorno di Dio. E.G. White scrive: «È in un giorno di sabato che il Signore della gloria apparve all’apostolo esiliato».

La Chiesa cattolica rivendica la paternità del cambiamento dal sabato alla domenica

Ha ragione G. Jacquenet quando dichiara: «Né nella Scrittura, né nella Tradizione, vi è traccia di un intervento diretto, esplicito di Dio che dichiari la sostituzione della domenica al sabato». E A.F. Vaucher: «La verità è questa; la prima generazione cristiana è rimasta fedele all’insegnamento apostolico, male seguenti incominciarono ad allontanarsene. La domenica come tutte le credenze e le pratiche religiose fondate sulla tradizione, ha fatto la sua apparizione in modo impercettibile; a poco a poco è cresciuta e ha finito per usurpare il posto del sabato dell’Eterno. È dunque la chiesa, una chiesa degenerata, che ha operato la sostituzione del primo al settimo giorno della settimana e questo cambiamento è stato sanzionato dal papato».

Il problema, per essere visto sotto il giusto profilo teologico e storico, va inquadrato in quello molto vasto dell’apostasia della chiesa di cui si presenta in realtà come la chiave di volta. Il profeta Daniele nella sua descrizione anticipata dell’opera dell’Anticristo, chiamato «Piccolo Corno», annunzia, dopo aver parlato delle persecuzioni che scatenerà contro il popolo di Dio e delle sue bestemmie proferite contro l’Altissimo: «penserà di mutare i tempi e la legge» (Daniele 7:25). La Chiesa cattolica non fa mistero di aver cambiato il quarto comandamento nel suo catechismo sostituendo la domenica al sabato richiamandosi all’autorità conferitale da Gesù Cristo. Ognuno può costatare questo cambiamento consultando una Sacra Bibbia versione cattolica e un catechismo. Risulta evidente prima di tutto l’abolizione del secondo comandamento che vieta l’adorazione delle statue e delle immagini, la divisione del decimo in due e la sostituzione del quarto comandamento che ordina la santificazione del sabato settimo giorno in memoria della creazione di Dio, con l’anonimo e inspiegato: «Ricordati di santificare le feste».

Domanda: «Qual è il giorno di riposo?»

Risposta: «Il sabato è il giorno del riposo».

Domanda: «Perché osserviamo la domenica al posto del sabato?».

Risposta: «Osserviamo la domenica al posto del sabato perché la Chiesa cattolica nel grande Concilio di Laodicea nell’anno 364 ha cambiato il giorno festivo dal sabato alla domenica».

(Dal catechismo «Il convertito alla dottrina cristiana», Saint Louis, 1934).

«Or è piaciuto alla chiesa di Dio che il culto e la festività del giorno del sabato si cangiasse nel giorno della domenica».

(Catechismo del Concilio di Trento, parte III, cap. IV, 380, III ed. Marietti, Roma, 1931).

Domanda: «Come provate che la chiesa ha l’autorità di fissare le feste?

Risposta: «Dal fatto stesso del cambiamento del giorno di riposo dal sabato alla domenica. Questo mutamento è riconosciuto dai protestanti, i quali quindi si contraddicono osservando la domenica e trasgredendo la maggior parte delle altre feste ordinate dalla stessa Chiesa». Domanda: «Come potete provare questo?».

Risposta: «Perché osservandola domenica riconoscono l’autorità della chiesa nello stabilire queste feste e nel comandare che siano osservate sotto pena di peccato. Mentre non osservando queste feste, rigettano questa autorità».

(Rev. TUBERVILLE, Compendio della dottrina cristiana, 58).

«Abbiamo trasferito alla domenica tutto quello che ci era stato ordinato di fare nel giorno di sabato» (Eusebio di Cesarea, Commentario ai Salmi, col. 111, vol. 23, Migne, Raccolta dei Padri Greci. Eusebio era il padre della storia ecclesiastica e consigliere di Costantino).

«Il papa è come Dio sulla terra, unico sovrano dei fedeli di Cristo, primo re dei re, ha la pienezza del potere, a lui Dio onnipotente ha affidato non solo il governo delle cose terrene, ma anche il regno celeste… Il papa ha una così grande autorità e potenza che pub modificare, spiegare, interpretare le leggi divine» (Card. Lucio FERRARIS, Prompta Biblioteca, art. «Papa», II, IV, 26-29).

«Se tutto il mondo sentenziasse contro il papa, si dovrebbe stare a quel che dice il papa» (Mosconio, De Maest. mil. Eccl., lib. I, cit. da Luigi DESANCTIS, Compendio di controversie tra la Parola di Dio e la teologia romana, pp. 37-49).

«Iddio e il papa costituiscono un solo consiglio… il papa quasi può fare ciò che fa Iddio… il papa fa quel che gli piace, anche le cose illecite, e perciò è più di Dio» (Card. ZABARELLA, De Schism. Innoc. VII, cit. da Luigi DESANCTIS, Idem).

Come ognuno può constatare il cambiamento da sabato in domenica è proprio l’atto giuridico su cui la Chiesa cattolica si basa per rivendicare la sua autorità.

Lenta evoluzione dal sabato alla domenica

La chiesa apostolica osservava il sabato, ma i crescenti dissidi con gli Ebrei nei secoli successivi da una parte e la ormai invadente apostasia dall’altra, fecero registrare un progressivo allontanamento dal sabato. Forti correnti anti-ebraiche si svilupparono in seno alla chiesa. Si legge infatti nell’epistola dello pseudo Barnaba, uno scritto del II sec., a proposito degli Ebrei: «Quanto al loro timore circa i cibi, alla superstizione del sabato, alla circoncisione di cui essi si vantano, ai digiuni e ai noviluni, che essi si vantano di osservare, sono cose ridicole e insignificanti» (cap. 4, cit, da J. RIVIÈRE, p. 253).

Dapprima la domenica viene considerata non come giorno di riposo ma come commemorazione della risurrezione di Cristo. In seguito si fanno strada le vere ragioni dell’osservanza della domenica, un sincretismo cristiano-pagano che l’avvicina sempre più al culto solare. Giustino martire, nella sua prima apologia, composta verso il 150, offre la prima testimonianza chiara, positiva, indiscutibile e di data certa in favore della celebrazione della domenica. Dice al cap. 67: «Il giorno chiamato giorno del sole, tutti, nella città e in campagna, si riuniscono nello stesso luogo… Noi ci riuniamo tutti nel giorno del sole, perché è il primo giorno in cui Dio traendo la materia dalle tenebre, creò il mondo e perché in quello stesso giorno, Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti». «Tertulliano è il primo a parlare in modo positivo del giorno del Signore come di un giorno di riposo» (G.T. SABATIER, Etude sur le repos du dimanche considéré dans ses origines et ses dévéloppements, pp. 29,30).

Eusebio di Cesarea nel suo Commentario sui Salmi composto tra il 327 e il 340, a proposito del Salmo 92 dichiara: «Il Verbo, attraverso il nuovo patto, ha spostato la festa del sabato trasportandola sul levarsi della luce, la domenica, primo giorno della luce. Tutte le cose che dovevano essere fatte di sabato noi le abbiamo trasferite al giorno di domenica, come in un giorno del Signore, principale e più prezioso del sabato ebraico. Poiché in quel giorno fu la luce, dopo che, alla creazione del mondo, Dio disse che la luce fosse. In quel giorno similmente si è levato sulle nostre anime il sole della giustizia. Così ci ha trasmesso di riunirci in quel giorno» (MIGNE, Patrologia greca, t. XXIII, col. 21).

Come si vede, l’osservanza del giorno di riposo è completamente falsata. La Bibbia stabilisce che Dio si riposò al settimo giorno dopo aver operato sei giorni, Giustino e Eusebio di Cesarea ci dicono che bisogna riposare la domenica perché Dio in quel giorno incominciò la sua opera creativa.

«La Chiesa santificò la domenica perché era il giorno della risurrezione, ma soprattutto perché era la festa settimanale del sole. La politica ambita dalla chiesa cristiana era quella di adottare le feste pagane, care alla tradizione popolare per dar loro un nuovo significato. La domenica, giorno del sole, era anche il giorno di Mitra. È interessante notare che Mitra era chiamato Dominus o Signore e la domenica dovette essere chiamata giorno del Signore molto prima dell’èra cristiana. La domenica, dedicata al sole, era sacra da parecchio tempo per molte religioni pagane. Era particolarmente il giorno santificato dagli adoratori di Mitra che lo designavano senza dubbio anche sotto il nome di giorno del Signore. Il fatto che Gesù sia resuscitato una domenica non sembra essere stata la vera ragione per cui i cristiani riverivano particolarmente quel giorno. Avrebbero avuto altrettante ragioni per scegliere il venerdì, anniversario della morte del Signore. Sembra che fossero influenzati, in questo come in altri campi, dall’usanza pagana e che la domenica fosse adottata perché gli adoratori di Mitra e altre divinità solari consideravano quel giorno sacro e che era impossibile sopprimere quest’abitudine ancestrale» (A. WEIGALL, Survivances paiennes dans le monde chrétien, 1934, pp. 126,196,197).

È così che il 25 dicembre Natale Solis Invicti (nascita del sole invincibile), giorno di festa per gli adoratori di Mitra, divenne il giorno della commemorazione della nascita di Cristo.

Comunque la chiesa per secoli osservò due giorni di riposo se Socrate lo Scolastico, afferma che al suo tempo (prima metà del V sec.) quasi tutte le chiese festeggiavano ancora il sabato; solo Roma e Alessandria facevano eccezione (Storia ecclesiastica, Libro V, cap. 22, MIGNE, Patrologia greca, 67, 1854, coll. 635, 636).

Un altro autore della stessa epoca, Hermias Sozomeno, afferma che Costantinopoli e altre chiese, contrariamente a quanto si fa a Roma, celebrano il settimo giorno della settimana e anche il giorno successivo (Storia ecclesiastica, libro III, cap. 19, coll. 1477, 1478).

Quindi il sabato era considerato come giorno sacro dalla maggior parte delle chiese cristiane, almeno quelle che sfuggivano all’influenza crescente del vescovo di Roma, anche se la domenica già da parecchio tempo era in generale celebrata. A poco a poco la domenica prese il posto del sabato a misura che questo perdeva della sua importanza agli occhi dei cristiani. La vittoria della domenica fu dovuta a tre fattori:

1) Il desiderio dei cristiani di dissociarsi dagli Ebrei, oggetto di odio crescente dopo le due guerre giudaiche (70 e 135 d.C.). Dopo la seconda l’imperatore Adriano proibì l’osservanza del sabato; Gerusalemme con il nome di Aelia Capitolina divenne una città pagana dove il culto pagano fu celebrato con grande pompa.

2) Il desiderio dei cristiani di avvicinarsi al pagani e di facilitarne l’ingresso nella chiesa. I cristiani celebravano la domenica in ricordo della resurrezione di Cristo, i pagani nello stesso giorno adoravano il sole. Il giorno del sole (solis dies) della settimana astrologica, diventò la domenica cristiana, la festa settimanale della resurrezione.

3) L’influenza dello «gnosticismo» che s’infiltrò nel cristianesimo che aveva cercato di soppiantare. Diversi padri della chiesa, come Ireneo e Origene, pur combattendo lo gnosticismo, ne subirono inconsciamente l’influenza. Gli gnostici celebravano la domenica ogni settimana non per commemorare la risurrezione di Cristo, ciò che non era in accordo con la loro dottrina, ma perché quel giorno era consacrato al sole che in realtà era il loro Cristo. L’eresia gnostica propagata da Basilide, Valentino e Marcione, contribuì ad aggravare la grande apostasia della chiesa. Era nata in Persia e anteriore al cristianesimo, vi si era infiltrata già nel II secolo. Affermava che Cristo assunse in terra solo l’apparenza dell’umanità, non ha avuto né sviluppo né figura in apparenza.

L’intolleranza verso il sabato si manifestava negli scritti di Cirillo di Gerusalemme che verso il 348 metteva in guardia i cristiani contro l’ osservanza di tale giorno. Atanasio di Alessandria, Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano nel IV secolo, Gerolamo e Agostino alla fine dello stesso secolo e all’inizio del seguente, si pronunziano per l’abolizione del sabato e la celebrazione della domenica. La teologia addomesticata ormai da filosofie e tradizioni avrà un influsso determinante nel condizionare le decisioni dei concili, condizionati a loro volta dal connubio chiesa-stato consacrato ufficialmente da Costantino il Grande. Il Concilio di Elvira in Spagna verso il 305, colpisce con pene ecclesiastiche i fedeli che si astenevano tre domeniche di seguito dall’assistere alle assemblee. Quello di Arles, nel 314 e quello di Nicea nel 325 tentarono di mettere fine alla controversia pasquale e di far adottare dappertutto l’abitudine della chiesa di Roma che faceva coincidere la festa con la domenica.

Fu proprio il Concilio di Nicea a rialzare il prestigio della domenica fissando in quel giorno la celebrazione della festa di Pasqua: «Il Concilio di Nicea (325) strappò gli ultimi legami che ancora sussistevano tra le due religioni (giudaesimo e cristianesimo), trasportando il giorno di riposo dal sabato alla domenica e fissando un’altra data per la festa di Pasqua che i cristiani avevano celebrato nello stesso giorno della Pasqua ebraica» (Gustav NAYMARK, Israel et le monde Chrétien, Lausanne, 1930, p. 25).

Il Concilio di Laodicea, verso il 364 nel Canone 29 ordina: «I cristiani non devono più giudaizzare e restare oziosi il giorno di sabato ma devono lavorare in quel giorno; che essi onorino il giorno del Signore e si astengano per quanto possibile nella loro qualità di cristiani, di lavorare in quel giorno. Se essi persistono a giudaizzare, siano anatemi nel nome di Cristo».

Alle dissertazioni dei teologi e agli anatemi dei concili si aggiunsero le leggi imperiali. Ecco l’editto di Costantino del 7 marzo 321 sull’osservanza della domenica come giorno di riposo. Il testo si trova nel Codice Giustiniano, libro III, 12: «Tutti i giudici, gli abitanti delle città, gli artigiani si riposino nel venerabile giorno del sole. Tuttavia i lavoratori dei campi lavorino liberamente e legalmente nello svolgimento delle attività agricole perché accade spesso che quel giorno é il più adatto per gettare il seme nei solchi e per piantare leviti in modo che non vadano perduti i benefici datici dalla provvidenza celeste».

Come ognuno può vedere in questo testo base dell’osservanza della domenica non c’è una sola parola di riferimento alla resurrezione di Cristo. Ritorna il motivo reale della nascita della domenica, il culto del sole. Infatti nella lingua inglese e in quella tedesca la parola domenica conserva intatto il significato originale, Sunday, Sonntag, giorno del sole.

A.F. Vaucher riassume così la lunga storia dell’abbandono del sabato dell’Eterno in favore della domenica in onore del sole:

  1. «Né Gesù né gli Apostoli hanno lasciato un comandamento riguardante la domenica.
  2. La celebrazione della domenica come giorno di gioia in onore della risurrezione di Cristo risale alla più alta antichità.
  3. La domenica è menzionata come giorno di riposo solo a partire dall’epoca di Tertulliano (verso il 200).
  4. L’osservanza del settimo giorno della settimana, generale nel secolo apostolico, è continuata nel corso dei secoli seguenti negli ambienti giudeo-cristiani.
  5. Il trasferimento del sabato alla domenica è avvenuto in modo graduale e quasi impercettibile.
  6. Dalle sue origini la domenica riveste un carattere essenzialmente diverso da quello che distingueva il sabato.
  7. L’abbandono graduale del sabato da parte della chiesa si spiega con una reazione esagerata contro il giudaismo.
  8. L’adozione del primo giorno della settimana consacrato dai pagani al culto del sole si spiega con l’influsso del paganesimo sul cristianesimo primitivo.
  9. La chiesa di Roma è responsabile in larga misura del cambiamento effettuato nel giorno di riposo.
  10. Sono stati necessari la legislazione imperiale e i ripetuti anatemi dei concili per far cessare l’osservanza del sabato» (A.V. VAUCHER, L’Histoire du salut, pp. 322-329).

Implicazioni pratiche oggi

Lo abbiamo visto, la storia dell’origine della domenica è la storia dell’apostasia iniziata nei primi secoli. Sono le parole degli uomini che prevalgono sulla Parola di Dio, anzi è l’uomo che si antepone a Dio. Il Piccolo Corno nelle sue deliranti pretese divine attenta al testo stesso della legge eterna di Dio, alterandolo. Il quarto comandamento che reca il Nome del Legislatore, Signore Iddio, il suo titolo, Creatore, l’estensione del suo dominio, cielo, terra, mare, che costituisce la firma divina ai Dieci Comandamenti, è stato trasformato nel terzo «Ricordati di santificare le feste». Quante? Quali? Perché? La domenica non viene neppure menzionata. Ma la posizione strana, ambigua, antibiblica è quella dei protestanti che osservano la domenica. Il loro «Sola Scriptura» viene meno perché, come abbiamo visto, non c’è una sola parola nella Bibbia che ordini l’osservanza di quel giorno. Ha ragione J.C. de Ségur: «È curioso ricordare che questa osservanza della domenica, che è il culto del protestantesimo, non soltanto non si basa sulla Bibbia ma è in flagrante contraddizione con la lettera della Bibbia che prescrive il riposo del sabato. È la Chiesa cattolica che mediante l’autorità di Gesù Cristo, ha trasportato questo riposo alla domenica in ricordo della resurrezione di Nostro Signore. Cosicché l’osservanza della domenica da parte dei protestanti è un omaggio reso, loro malgrado, all’autorità della chiesa» (Causeries sur le protestantisme d’aujourd’hui, 38e éd., p. 202).

E la Chiesa cattolica insiste nel far notare l’inconsistenza biblica dell’osservanza della domenica: «Ma si può leggere la Bibbia da cima a fondo senza trovare una sola riga che parli di santificare la domenica. Le Scritture insistono sull’osservanza religiosa del sabato giorno che noi mai santifichiamo» (G. GIBBONS, La fede dei nostri padri, p. 89).

Nella ricerca spasmodica di un appoggio biblico all’osservanza della domenica si arrivò al seguente assurdo teologico. Vedendo la rilassatezza nell’osservanza della domenica i Puritani inglesi del XVII secolo capirono che senza un chiaro «Così dice il Signore» non avrebbero potuto ristabilirne la rigida osservanza. Così pensarono di introdurre la domenica nel Decalogo. In tal modo il letterale «settimo giorno» del comandamento divenne «un giorno su sette».

Questa interpretazione fu accolta dalla Confessione di Westminster del 1647 che, essendo la confessione di fede più conosciuta tra i credi protestanti, divenne per conseguenza l’interpretazione dominante del protestantesimo. Eccola: «Come è nella legge di natura che in generale una debita parte di tempo è stata messa da parte per il culto a Dio; così nella sua Parola, con un positivo, morale e perpetuo comandamento obbligando tutti gli uomini in tutti i tempi, Egli ha propriamente istituito un giorno su sette come Sabato per essere osservato santamente per Lui il quale dal principio del mondo alla resurrezione di Cristo fu l’ultimo giorno della settimana, e dalla resurrezione di Cristo fu cambiato nel primo giorno della settimana, il quale nella Scrittura è chiamato il giorno del Signore e deve essere considerato fino alla fine del mondo come il Sabato cristiano» (Westminster Confession, a.D. 1647, cap. XXI, VII, The Creeds of Christendom, vol. I, pp. 648, 649, cit. da D. NICHOL, Reasons of our faith, p. 256).

Intanto il sabato dell’Eterno continua ad essere profanato e la domenica che pretende sostituirlo diventa sempre più pagana e profana. A parte una piccola minoranza, la stragrande maggioranza dei cristiani la considera come giorno di svago e ricreazione e si commettono in essa più peccati che nei sei giorni della settimana messi insieme. Discoteche rimbombanti e fumanti, code interminabili di macchine ai caselli autostradali, stadi gremiti e urlanti, mangiate e bevute. Altro che ricordo della resurrezione di Cristo! È piuttosto il paganesimo che trionfa dietro il paravento cristiano. Perché la domenica, e lo abbiamo visto, è di chiara origine pagana e ciò risulta sempre più evidente dal comportamento dei suoi adoratori. Ma nel considerare la nuda realtà dei fatti, gli uomini e le donne affamati e assetati di giustizia, quelli che sono decisi a riformare la propria religione e la propria vita, quelli insomma che sono alla ricerca delle radici del cristianesimo genuino devono scoprire o riscoprire il Sabato dell’Eterno e santificarlo.

Il sabato è di Dio; la domenica dell’uomo; torniamo a Dio che benedice quelli che osservano il sabato nel giusto spirito (Isaia 56:2,6,7; 58:13,14). Gesù dice: «Ogni pianta che il Padre mio non ha piantata sarà sradicata» (Matteo 15:13). Il sabato è stato piantato dall’Eterno, la domenica è stata piantata dagli uomini. «La differenza quindi tra il sabato settimo giorno e la domenica non è una differenza di nomi e di numeri; è una differenza di autorità, di significati e di esperienza. Si tratta infatti della differenza tra una festa stabilita dall’uomo e il santo giorno stabilito da Dio. È la differenza fra un giorno trascorso cercando piaceri personali e un giorno trascorso servendo Dio e l’umanità. È la differenza tra un giorno di inquietudine e quella di un giorno di riposo divino per l’inquietudine umana» (Samuele BACCHIOCCHI, Riposo divino per l’inquietudine umana, p. 232).

Bibliografia

Bacchiocchi, S., Riposo divino per l’inquietudine umana, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 1983.

Baldwin, J.T., Gibson, J.L., Thomas, J.D., Oltre ogni immaginazione, Edizioni ADV, Firenze, 2015, cap. 5.

Talbot, E.V., Una pausa con Gesù, Edizioni ADV, Firenze, 2016.

La confessione di fede degli Avventisti del 7° Giorno, Le 28 verità bibliche fondamentali, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 2010, cap. 20.

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Olivucci, A., Innamorarsi del tempo, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 1997.

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