Buone Notizie #08

SUPPLEMENTI PER LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO

PREGHIERA

di Domenico Visigalli

(dal libro AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

Ebraico: tephillah, preghiera, salmo di lode. Greco: deesis, implorazione, sollecitazione, supplica, preghiera, in generale denota la preghiera per ricevere benefici particolari (Luca 1:13; Romani 10:1; Filippesi 1:19) e proseuché, preghiera, intercessione: è la preghiera intesa in senso più generale (Matteo 21:13; Luca 6:12; Atti 1:14; Efesini 1:16; 1 Pietro 3:7).

Sintesi teologica

  1. Significato della preghiera. Pregare significa parlare a Dio, chiedere il suo aiuto, lodare il suo Nome e implica fiducia in Lui e riconoscere la nostra dipendenza da Lui. Deve essere rivolta a Dio nel nome di suo Figlio ed è nel nome del Figlio che Dio risponde (Giovanni 14:13,14; 16:23). «Pregare nel nome di Gesù non significa solo menzionare questo nome all’inizio o alla fine della preghiera. Significa pregare secondo il pensiero e lo spirito di Gesù, credendo alle sue promesse e contando sulla sua grazia compiendo le sue opere» (E.G. White).
  2. Diverse forme di preghiera. Il credente è esortato a innalzare ogni specie di preghiera e supplica a Dio attraverso lo Spirito (Efesini 6:18). La preghiera può consistere in una richiesta precisa (Filippesi 4:6) o in un’intercessione o in un grido d’adorazione o un’espressione di gratitudine (Efesini 5:20), o anche un semplice sospiro (Romani 8:26). C’è la preghiera personale raccomandata da Gesù (Matteo 6:6) fatta in segreto e c’è la preghiera pubblica, collettiva quando la chiesa è riunita per adorare Dio. Nell’un caso e nell’altro dev’essere evitato il formalismo e l’esibizionismo (Matteo 6:5) che sconfinano quasi sempre nelle lunghe litanie cantilenanti di molte liturgie. Gesù raccomanda: «E nel pregare non usate soverchie dicerie come fanno i pagani i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro Non li rassomigliate dunque, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate» (Matteo 6:7,8). Con queste parole Gesù sottolinea le caratteristiche principali della preghiera che sono la fiducia in Dio e la semplicità. La preghiera che Egli ci ha insegnato, il Padre nostro (Matteo 6:9-13) in poche parole riassume la riconoscenza del credente verso Dio, la fede nelle sue promesse, invoca l’aiuto per combattere il male e per saper perdonare gli altri come Dio perdona noi.
  3. Condizioni di esaudimento. Perché la preghiera sia esaudita devono essere adempiute le seguenti condizioni:
    • La comunione con Dio (1 Pietro 3:7).
    • L’accordo tra la volontà del supplicante e quella di Dio (1 Giovanni 5:14; Romani 8:26).
    • L’obbedienza (Proverbi 28:9; 1 Giovanni 3:22).
    • La spiritualità (Giuda 20).
    • Il perdono delle offese ricevute (Marco 11:25).
    • La perseveranza (Romani 12:12; Luca 18:1).
    • La riconoscenza (Colossesi 4:2).
  4. La preghiera per i malati (Giacomo 5:13-16). «L’apostolo raccomanda di pregare per i malati che sono disposti a confessare i loro peccati. L’unzione dell’olio, simbolo del potere guaritore dello Spirito non ha niente a che vedere con il sacramento dell’estrema unzione inventato dalla chiesa romana. Quest’ultimo ha per scopo non di guarire il malato ma di assicurare la salvezza eterna al morente mediante un rito magico» (A.F. Vaucher). «La Parola di Dio contiene le istruzioni relative alla preghiera in favore dei malati, ma l’offerta di una tale preghiera è un atto solenne e dovrebbe essere fatta dopo matura riflessione. In molti casi di preghiera per la guarigione dei malati, quella che viene definita fede non è altro che presunzione… È inutile di far conoscere Dio come medico supremo senza insegnare alla gente a mettere da parte ogni abitudine malsana. Prima di ottenere il suo aiuto in risposta alle loro preghiere, essi devono cessare di fare il male, imparare a fare il bene, mettere ordine nelle loro vite, correggere gli errori e vivere in armonia con le leggi naturali e spirituali di Dio. Quelli che ricercano la guarigione attraverso la preghiera non dovrebbero trascurare l’uso di rimedi naturali che sono alla loro portata. Non significa mancare di fede usare i mezzi che Dio ha preparato per diminuire la sofferenza e per aiutare la natura nella sua opera di restaurazione, di cooperare con Dio e di mettersi nelle condizioni più favorevoli per la guarigione. Poiché Dio ci ha permesso di conoscere le leggi della vita, dobbiamo servircene. Dovremmo dunque usare ogni mezzo di guarigione e avvalerci di tutti i vantaggi possibili e lavorare in armonia con le leggi naturali» (E.G. White). Per l’unzione del malato non esiste una formula o un metodo preciso da seguire, ciò che occorre soprattutto è una seria preparazione del cuore non soltanto da parte del paziente ma anche da quella del celebrante. «È un servizio solenne e anche se tutti quelli ai quali si impongono le mani non sono guariti, questa pia dimostrazione di fede dovrà essere comunque un’occasione per i partecipanti di avvicinarsi maggiormente a Dio» (Manuel du pasteur adventiste, p. 68). Circa la prassi da seguire dipende dallo stato del malato (grave, meno grave), se si trova a casa o in ospedale, ecc. Prima di tutto dovrebbe essere il malato a chiedere l’unzione. Talvolta il malato non conosce questa cerimonia della chiesa perché se ne parla poco. Il pastore e l’anziano oppure il pastore o l’anziano accompagnato da un diacono o da una diaconessa si recano in casa del malato o all’ospedale. In quest’ultimo caso bisognerà informare il personale ospedaliero della breve cerimonia che sta per avere luogo. Ecco i testi che vengono letti in tale occasione (non tutti, ovviamente): Giacomo 5:13-16; Salmo 51:1-4,7-12; Salmo 63:18; Isaia 55:6-9; 53:4,5; Matteo 6:9-12; Marco 6:12,13; Matteo 8:14-17; Numeri 21:8,9; Marco 16:15-20; Atti 3:1-16; Salmo 103:1-5. Queste parole della Scrittura esprimono la fiducia in Dio, il perdono dei peccati, il desiderio di purificazione. I convenuti innalzano al Signore ferventi preghiere, il pastore o l’anziano che pronuncia l’ultima preghiera farà l’unzione prima di terminare. Può procedere in modi diversi: può intingere le dita nell’olio che si sarà versato su un piattino prima della cerimonia o intingere un po’ di cotone idrofilo nell’olio e ungere la fronte del malato oppure versare sulla fronte qualche goccia d’olio dalle dita intinte. Le preghiere avvengono in ginocchio. Poi, dopo aver asciugato l’olio dalla fronte del malato, si avrà cura di non restare accanto al malato per non affaticarlo e per conservare l’atmosfera spirituale creata. Sarà bene bruciare il cotone imbevuto di olio. Questa cerimonia, una delle più significative della chiesa, richiede il massimo raccoglimento, solennità, semplicità, fiducia: bisogna evitare l’eccitamento e la confusione.
  5. Preghiera e digiuno. Nella Bibbia la preghiera è strettamente legata al digiuno. Paolo elenca il digiuno tra le cose che hanno reso fecondo il suo ministero. I santi uomini di Dio dell’ Antico Testamento ricercarono Dio con la preghiera e il digiuno nelle grandi calamità e al tempo del risveglio religioso: Giosafat, Esdra, Neemia e anche Ester la giovane chiamata ad essere regina di Persia in un tempo del tutto particolare per il popolo di Dio in esilio. Gesù stesso digiunò quaranta giorni e quaranta notti per prepararsi al suo ministero pubblico (Luca 4:2). Gli apostoli praticarono anch’essi il digiuno (Atti 13:2,3; 14:23). Il profeta Gioele raccomanda il digiuno e l’umiliazione come mezzi per prepararsi in vista del ritorno del Signore (Gioele 2:12-15). Il digiuno predispone alla meditazione e alla preghiera ma non va considerato come un’opera meritoria. Di qui le raccomandazioni di Gesù (Matteo 6:16-18) e quelle contenute nel cap. 58 del libro del profeta Isaia sul vero digiuno approvato da Dio. «I digiuni d’Israele non potevano essere graditi perché celebrati con uno spirito profano completamente opposto allo scopo dell’istituzione… Lo scopo del vero digiuno è di crocifiggere la carne per lasciare lo spirito più libero di ricercare Dio… Il profeta non condanna il digiuno ma lo vuole accompagnato da atti di rinuncia che danno a questa prescrizione il carattere di un vero sacrificio» (Bible Annotée).

Implicazioni pratiche oggi

È impossibile una vita cristiana senza la preghiera o con la preghiera scarsa, formalistica, intermittente, distratta. Il Vangelo ci presenta invece i credenti in un atteggiamento di continua supplica a Dio (Luca 18:7). La preghiera ci innalza fino a Dio e fa abbassare Dio imo a noi; attraverso di essa un filo invisibile ci lega a Dio nostro Padre. La preghiera non dovrebbe esaurirsi in quella devozionale del mattino e della sera o con quella prima dei pasti per chiedere la benedizione di Dio sul cibo che ci dà. Si dovrebbe piuttosto stabilire un atteggiamento reverenziale verso l’Eterno nell’arco dell’intera giornata in modo che la vita cristiana sia spiritualmente ricca e proficua. Non si dovrebbe nemmeno dimenticare di pregare prima di aprire le pagine della Bibbia per chiedere l’aiuto dello Spirito Santo in modo da afferrarne il significato più profondo. I nostri tempi sono sempre più caratterizzati da una religione che si esaurisce nelle «forme della pietà», cioè una religione esteriore fatta solo di gesti esteriori consacrati da secoli di abitudini e forme stereotipe di cui sfugge il significato. La preghiera deve esprimere ciò che sentiamo nel cuore e, a parte il Padre nostro che è la preghiera per eccellenza e le formule di benedizione contenute nell’Antico Testamento e nel Nuovo Testamento (Numeri 6:24-26; 2 Corinzi 13:13), non bisognerebbe usarne altre per non cadere negli eccessi liturgici responsabili, in parte, del rifiuto della preghiera da parte di molti. Ma come il corpo non può vivere senza respirare, così l’anima non può vivere senza la preghiera. «La preghiera è il respiro dell’anima» (E.G. White). L’assenza di uno spirito di preghiera produce la mancanza di rispetto per i luoghi di culto, la dissacrazione della fede e il dileggio per le cose dello spirito in generale. Invece la preghiera ci insegna il rispetto per Dio che si traduce in raccoglimento (occhi chiusi, in piedi o in ginocchio) per quello che riguarda l’atteggiamento esteriore e grande contrizione, fede e disponibilità per quanto riguarda l’interiore. Quale che sia il posto in cui ci troviamo, la nostra camera o la grande cattedrale o all’aperto, in ospedale o altrove, noi entriamo immediatamente in presenza dell’Altissimo. Sta scritto: «Silenzio, davanti al Signore, all’Eterno!» (Sofonia 1:7). L’Eterno ascolta, l’Eterno risponde: «Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni e pregò ardentemente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto» (Giacomo 5:17,18).

Bibliografia

Shewmake, C.J., La preghiera personale nel santuario, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 2012.

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