Buone Notizie #07

SUPPLEMENTI PER LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO

INCARNAZIONE

di Adelio Pellegrini

(dal libro AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

La parola incarnazione non è una espressione biblica. Essa è stata utilizzata dalla Chiesa per esprimere con una parola unica l’avvenimento inimmaginabile, ma centrale dell’universo: l’Eterno fatto carne (Giovanni 1:14; 1 Timoteo 3:16).

Sintesi teologica

  1. Cenno storico. Nel cercare di spiegare in quale misura la natura di Dio si è presentata in forma umana e come la natura umana abbia potuto essere permeata dalla natura divina, la storia del cristianesimo presenta varie correnti esplicative che, a causa di concetti filosofici e di errate comprensioni del testo biblico, furono considerate eretiche. Convinti che la materia – corpo umano – racchiudesse il principio del male, e quindi non unibile con la natura divina che è bene, i Doceti attribuirono a Gesù un corpo apparente, mentre i Valentiniani gli attribuirono un corpo spirituale. Successivamente i Monarchiani, gli Ariani e nel nostro tempo i Testimoni di Geova, basandosi sulla convinzione dell’unità numerica della persona di Dio e non accettando il Dio unico, rivelato nella Bibbia, nella sua unità composita videro in Gesù un uomo adottato da Dio, una creatura celeste incarnata, o la prima delle creature celesti incarnate la cui morte innocente, vicaria, sarebbe stata a riscatto per il peccato dell’uomo. La teologia liberale contemporanea fa una distinzione tra il Cristo uomo della storia e il Cristo della fede idealizzato e divinizzato dalle prime comunità cristiane.
  2. Importanza dell’incarnazione. Ciò che differenzia il cristianesimo da qualsiasi altra religione è l’avvenimento che nessuna filosofia e mente umana potevano concepire: Dio che si incarna, che si fa uomo. La seconda persona della Divinità nel suo rapporto con gli angeli si presentava come il capo degli esseri celesti (Daniele 12:1), incontrandosi con gli uomini si presentava nelle sembianze di una persona (Genesi 18:2,3,13,16,17,22).L’incarnazione non è quindi il presentarsi di Dio in sembianze umane. L’apostolo Paolo scrive: «Colui che era nel “modo di essere Dio” venne a vivere nel “modo di essere di uno schiavo”» (Filippesi 2:6,7). Fu una umanizzazione perfetta. Cristo, la seconda persona della Trinità, è stato «fatto in ogni cosa simile ai suoi fratelli» (Ebrei 2:17). Dio nella sua incarnazione, come un secondo Adamo (Romani 5:14), ha avuto un corpo carnale (Ebrei 2:14) è stato localizzabile nello spazio (Luca 22:41-44), è stato soggetto alla perfettibilità (Ebrei 5:8-10; Matteo 24:36), alla sofferenza (Ebrei 5:7), è stato tentato (Matteo 4:1-11) ed avrebbe potuto peccare (Ebrei 4:15).Cristo è stato fatto simile ai suoi fratelli (Ebrei 2:17) e la sua carne era «simile a carne di peccato» (Romani 8:3). Dio, venendo tra gli uomini come secondo Adamo, era come il nostro progenitore prima del peccato, cioè non aveva in sé la propensione al male, la tentazione gli sorgeva dall’esterno e non faceva parte della sua natura (Giacomo 1:14). A differenza di Adamo che era stato messo in un mondo che «era molto buono» (Genesi 1:31), Cristo visse in un ambiente dove il male aveva alterato i corpi e la natura.L’incarnazione è il «mistero della pietà» (1 Timoteo 3:16), cioè una rivelazione di Dio che, pur constatata, rimane inspiegabile per le dimensioni del suo amore.Sebbene l’incarnazione permetta alla seconda persona della Divinità di avere «tutta la pienezza della Deità» (Colossesi 2:9), essa però condiziona per l’eternità il suo modo di essere. Assumendo la natura umana, la sua umanizzazione ha un carattere definitivo. Dopo la morte il Cristo ritorna alla vita come il Figliol dell’Uomo (Marco 9:9), come tale si siede alla destra del Padre (Marco 14:62), giudicherà il mondo (Atti 17:33) e ritornerà come Salvatore (Marco 16:62) per dare ai credenti un corpo simile al suo (Filippesi 3:21).
  3. Annuncio e realizzazione dell’incarnazione. Il testo biblico rivela che Dio vuole vivere con gli uomini, presenta la storia di Dio che visita l’umanità e la sua volontà di ridarle quanto ha perduto. L’annuncio di un Salvatore che avrebbe salvato gli uomini viene dato fin dall’Eden (Genesi 3:15). La speranza di Colui che sarebbe dovuto venire accompagnò i patriarchi, i profeti, il popolo d’Israele. Di questo Messia si annuncia la famiglia, il luogo e il momento della nascita e anche la natura della persona. Isaia (9:5) nel fanciullo che nascerà identifica «il Dio potente» che è l’Eterno (Isaia 10:21; Geremia 32:18; Deuteronomio 10:17), il «Padre Eterno», cioè l’Eterno stesso (Isaia 63:13). Isaia 48:12-16 e Zaccaria 2:10,11 precisano che l’Eterno che visiterà il suo popolo sarà mandato dall’Eterno.
  4. Perché l’incarnazione.Dio è assolutamente libero e ha il diritto di manifestare il suo essere come vuole, senza per questo modificare la sua essenza. Cristo «essendo ricco, s’è fatto povero» (2 Corinzi 8:9). La natura umana è assolutamente perfettibile. In essa Dio si è incarnato e con essa è salito al cielo. L’Eterno ha creato l’uomo a sua immagine e all’uomo è dato di evolvere la sua perfezione a somiglianza del Padre: «Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5:48). Tra Dio e l’uomo non c’è un abisso insuperabile, ma un legame di parentela: i credenti sono «fatti partecipi della natura divina» (2 Pietro 1:4).L’incarnazione con le sue conseguenze: sofferenza e morte, è la risposta dell’Eterno al dramma umano. L’Eterno che si presentava come Colui che «in tutte le distrette Egli stesso fu in distretta» (Isaia 63:9), non si limita a solidarizzare con l’umanità dall’alto dei cieli, ma viene a visitarla e a solidarizzare con lei. Gesù, l’Emmanuele, cioè Dio con noi (Matteo 1:23), è il volto visibile del Padre (Giovanni 14:9) che si rende comprensibile agli uomini. Con l’incarnazione Dio manifesta, non con le parole, ma con la sua presenza, il suo amore. L’incarnazione è il mezzo con il quale Dio vince il male e la morte e libera coloro che a causa del peccato ne erano assoggettati (Ebrei 2:14-18; Romani 8:3,4).

Bibliografia

J.T. BALDWIN, J.L. GIBSON, J.D. THOMAS, Oltre ogni immaginazione, Edizioni ADV, Firenze, 2015, cap. 7.

La confessione di fede degli Avventisti del 7° Giorno, Le 28 verità bibliche fondamentali, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 2010, cap. 9.

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