Buone Notizie #06

SUPPLEMENTI PER LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO

CREAZIONE

di Emanuele Santini

(dal libro AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

La conoscenza scientifica, dominante nella nostra cultura, non ha i caratteri della certezza che i mass media le attribuiscono.

L’uomo moderno tende a sopravvalutare la scienza sino a considerarla criterio di verità, sino a considerare gli scienziati unici depositari di verità. In realtà la scienza, non occupandosi di Dio, non ne dimostra la non esistenza, ma rivela i propri limiti del metodo a cui è vincolata. La scienza non può dimostrare né l’esistenza né la non esistenza di Dio e di tutto ciò che trascende i nostri sensi.

Per quanto la tecnologia abbia dato potere all’uomo occidentale, nessuna affermazione scientifica ha valore assoluto; in particolare, le asserzioni sulla natura e sulla vita, per quanto si presentino come scienza pura, molto di rado sono frutto esclusivo di un pensiero scientifico e di una verità obiettiva. Le teorie evoluzionistiche sono scientifiche nella misura in cui si basano su dati e affermazioni che possono essere verificate sperimentalmente. Le teorie creazionistiche, se da una parte devono essere in armonia con i dati sperimentali, dall’altra non possono essere considerate scientifiche perché la creazione è un fatto che non si verifica in natura. Il creazionismo è una teoria che deriva dalla rivelazione biblica, ma che non per questo non è valida.

Il creazionismo biblico

«Nel principio Dio creò i cieli e la terra» (Genesi 1:1). Il Dio biblico, eterno, è il Creatore della materia, e quindi di tutto l’universo. Tale principio non è certo dimostrabile razionalmente, ma è in armonia con una importante legge della fisica moderna: il primo principio della termodinamica. Secondo tale legge la quantità di materia e di energia presenti nell’universo è rimasta sempre costante nel tempo. In altre parole l’universo non si può essere autocreato.

«Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono» (Genesi 1:31). La creazione di Dio è istantanea, imprevedibile e perfetta. All’inizio vi è la perfezione di Adamo e di tutto il creato, e non un mondo oscuro di esseri brutali da cui attraverso la dura lotta sarebbero emerse le forme viventi più perfezionate. Ecco alcune considerazioni di tipo scientifico decisive in rapporto all’evoluzionismo e al creazionismo.

Un’altra importante legge fisica, il secondo principio della termodinamica, dimostra che il mondo naturale tende verso un aumento di disordine; il decadimento è una legge di natura. In questa situazione si tende verso una degenerazione della vita piuttosto che verso un suo perfezionamento. Mutazioni genetiche che permettano là formazione di nuove strutture e di nuovi organi non si sono mai verificate, non si capisce quindi come possa essere avvenuto un perfezionamento delle forme viventi. Inoltre i documenti paleontologici, i fossili, non dimostrano un passaggio graduale dal semplice al complesso, dalla scimmia all’uomo, per esempio.

«Perciò Dio il Signore mandò via l’uomo dal giardino d’Eden» (Genesi 3:23). Il peccato costituì un dramma per il primo uomo: la lontananza da Dio, la sofferenza, la morte avrebbero portato Adamo alla disperazione se Dio non avesse promesso il suo aiuto.

«Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno» (Genesi 3:15). Dio ha voluto rivelare all’uomo schiacciato dal male e dal dolore una via d’uscita. La ragione principale per cui è stata scritta la Bibbia è proprio questa: rivelare la salvezza all’umanità che si allontana dalla perfezione iniziale e che vede compiersi attorno a sé in modo irreversibile il dramma del peccato. La figura del Redentore che libera l’uomo impotente, è centrale nella Bibbia. Tale figura, annunciata nelle prime pagine della Bibbia, costituisce la grande speranza dell’antico popolo d’Israele e diventa la forza propulsiva dei primi cristiani. La Bibbia è cristocentrica.

Mentre per la Bibbia l’uomo, sorto perfetto, tende naturalmente verso la degradazione e la morte, secondo le teorie evoluzionistiche l’uomo deriverebbe da una scimmia assassina che si sarebbe gradualmente perfezionata fino a raggiungere la forma e l’intelligenza dell’uomo destinato a sua volta ad un continuo miglioramento. Di conseguenza l’uomo, tendendo autonomamente verso il progresso, non ha più bisogno di una figura a lui esterna che lo redima, di un Salvatore.

La insostituibile figura di Cristo perde così significato, si sbiadisce annullando l’essenza della religione cristiana.

In conclusione, le teorie evoluzionistiche non solo presentano molti aspetti vulnerabili anche su di un piano strettamente scientifico, ma appaiono incompatibili con l’insegnamento biblico per la ragione di fondo appena esposta.

SATANA

di Rolando Rizzo

(dal libro AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

Ebraico: Satan, avversario; greco: diabolos, calunniatore.

1. Antico Testamento (AT)

L’AT parla esplicitamente di Satana in solo 3 occasioni (Giobbe 1:6,12; 2:2; Zaccaria 3:1,2; 1 Cronache 21:1) con estrema sobrietà anche quando lo cita indirettamente, diversamente dalle tradizioni extrabibliche del tardo giudaesimo e dell’Oriente Antico. Nei primi due episodi (ci sembra evidente il valore simbolico) Satana appare come l’avversario che cerca di squalificare l’uomo agli occhi di Dio evidenziandone i suoi fini egoistici (Giobbe 1:9-11; 2:3-5) e la sua indegnità (Zaccaria 3:1-4); nel terzo (1 Cronache 21:1) egli svia l’uomo dai piani di Dio. Dal Nuovo Testamento sappiamo dell’opera di Satana nell’Eden attraverso il serpente (Genesi 3; Apocalisse 12:9). La Bibbia, che ha normalmente intenzioni più esistenziali che speculative, sull’origine di Satana non ci dà che due testi (Ezechiele 28:12-15; Isaia 14:12-14) i quali letteralmente si riferiscono al re di Tiro e al re di Babilonia, ma che la stragrande maggioranza dei commentatori vede come simbologia dell’origine del male: Satana, da creatura perfetta che Dio aveva rivestita d’autorità e di gloria (Ezechiele 28:12-15), diviene l’avversario cedendo all’orgoglio nel volersi fare uguale a Dio (vv. 15-17).

2. Nuovo Testamento (NT)

II NT parla dell’avversario molto più diffusamente anche se con la stessa sobrietà e solo come problema esistenziale. Lo chiama indifferentemente Diavolo o Satana, ma conia di volta in volta numerosi altri appellativi ad indicarne il ruolo di nemico di Dio e degli uomini; egli è: l’«accusatore» (Apocalisse 12:10), il «maligno» (Matteo 13:19), il «nemico», il «tentatore», il principe di questo mondo» (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11), «dio di questo secolo» (2 Corinzi 4:4), il «principe della potestà dell’aria» (Efesini 2:2), «dragone e serpente antico» (Apocalisse 12:9).

Satana ha un evidente potere su questo mondo (2 Corinzi 4:4; Efesini 2:2; Giovanni 12:31, ecc.) acquisito attraverso il cattivo uso della libertà dei progenitori dell’umanità (Genesi 3:1-6; Apocalisse 12:9) la cui discendenza attraverso la sua opera secolare riuscirà a produrre l’Anticristo (2 Tessalonicesi 2:3,4) che Satana vorrebbe diventassero tutti gli uomini. Per questo cerca di divorarli spiritualmente (1 Pietro 5:8), tentandoli (1 Tessalonicesi 3:5; 1 Corinzi 7:15) non grossolanamente però (le immagini colorite usate dagli autori biblici ne enfatizzano il ruolo funesto non le peculiarità della sua azione), ma da fine seduttore (Apocalisse 20:9), capace di travestirsi da angelo di luce (2 Corinzi 11:14), di usare perfino la legge di Dio (Romani 7:21) e la sua parola (Luca 4:10), la realizzazione di segni e prodigi (Matteo 24:24; 2 Tessalonicesi 2:9).

Nel mondo Satana ha sicuro successo, ha figli spirituali (Giovanni 8:44) anche tra i discepoli dichiarati di Cristo (Giovanni 6:70; Atti 20:29,30).

Gesù è venuto per distruggere l’opera di Satana (1 Giovanni 3:8) e per sostituire al suo il regno di Dio Padre (1 Corinzi 15:24-28; Colossesi 1:13) ed è perciò che Satana si è accanito contro il suo ministero tentandolo sottilmente nel ritiro spirituale fondamentale che ha preceduto l’inizio del ministero pubblico (Matteo 4:1-11; Luca 4:1-13) spingendolo a metodi in contrasto con il piano di Dio. La tentazione durerà sino alla croce (Matteo 16:23), avrà momenti altamente drammatici (Matteo 26:36-46) ma si concluderanno con il trionfo della croce (Giovanni 12:31; Ebrei 2:14,15; Colossesi 2:15), dopo il quale Satana perde ogni diritto dei cieli dai quali è scacciato per sempre (Apocalisse 12:9-13; Luca 10:18).

La lotta si focalizza contro la chiesa nascente che cerca di distruggere con la persecuzione (Apocalisse 12:6) e la tentazione sottile (Apocalisse 13:17; Matteo 24:24). Ma Satana, per chi vive la comunione con il Salvatore, è un nemico già vinto che non può tentarlo al di sopra delle proprie forze (1 Corinzi 10:13); il credente infatti ha nella grazia di Dio il potere di farlo fuggire (Giacomo 4:7; Marco 16:17), in attesa della consumazione di tutte le cose in cui Satana e i suoi seguaci troveranno la loro fine eterna (Apocalisse 20:10-14).

3. Satana essere personale

Nei tempi moderni molti sono stati i tentativi di vedere Satana altrimenti che un essere personale, a noi sembra che biblicamente Satana è in tutto un essere personale il quale crede (Giacomo 2:19), viene scacciato dal cielo (Luca 10:18), parla e ha desideri (Giovanni 8:44), sarà giustiziato dall’ira di Dio (Apocalisse 20:10-14), ecc.

4. Satana e i demoni

Satana come angelo ribelle non è unico ma ha a sua volta i suoi angeli adepti (Apocalisse 12:9) che operano con lui (Efesini 6:12; Marco 5:9; Luca 8:30; ecc).

5. Satana e il dualismo

Sia l’AT che il NT sono completamente immuni da ogni forma di dualismo. Satana è un essere creato a cui Dio concede tempi, luoghi e circostanze determinati per la sua azione (Romani 16:20).

Satana – Sintesi

  • Un angelo decaduto. Ezechiele 28:12-I5; Isaia 14:12-14.
  • Un essere personale. Giacomo 2:19; Giovanni 8:44; Apocalisse 20:10-14.
  • Conquista il diritto di vivere sulla terra. Genesi 3:1-4; Apocalisse 12:9.
  • È un «dio» in questo mondo. Giovanni 12:31; 14:30; 16:11; 2 Corinzi 4:4.
  • Diventa seduttore degli uomini. 1 Pietro 5:8; 1 Tessalonicesi 3:5; 1 Corinzi 7:15; Apocalisse 20:9.
  • Capace di prodigi. 2 Corinzi 11:14; Romani 7:21; Luca 4:10; Matteo 24:24.
  • Il suo scopo è di prendere l’uomo. Giobbe 1:9-11; 2:3-5; Zaccaria 3:1-4.
  • Gesù venuto a distruggere l’opera di Satana. 1 Giovanni 3:8; 1 Corinzi 15:24-28; Colossesi 1:13.
  • La croce ha vinto Satana. Giovanni 12:31; Ebrei 2:14,15; Colossesi 2:15; Apocalisse 12:9-13; Luca 10:18.
  • Satana lotta contro la chiesa. Apocalisse 12:6; 13:17; Matteo 24:24.
  • Il credente vincitore di Satana. Marco 16:17; Giacomo 4:7.
  • La fine di Satana. Apocalisse 20:10-14.

PECCATO

di Vittorio Fantoni

(Tratto da, AA.VV., Dizionario di dottrine bibliche, Edizioni ADV, Falciani Impruneta FI, 1990)

Il concetto di peccato è espresso da un gruppo di vocaboli piuttosto consistente: nell’Antico Testamento (AT) ricordiamo l’ebraico chattath e derivati, nel Nuovo Testamento (NT) il termine più comune, soprattutto nel vocabolario paolino, è hamartìa, seguito da adikìa.

Il peccato non è soltanto un singolo atto di deviazione dalla esplicita volontà di Dio ma un atteggiamento di disobbedienza e di rivolta contro Dio, ha quindi una dimensione esistenziale. Esso si è originato con Lucifero e la sua ribellione di cui la Bibbia è avara di particolari (Ezechiele 28:17; Isaia 14:12-14). La Scrittura d’altronde si interessa ben di più degli effetti del male che della sua genesi. Esso ha fatto il suo ingresso nella storia umana col «peccato originale», nel senso del primo peccato che sta all’origine di ogni altro, della prima coppia (Genesi 3:16).

Il linguaggio dell’AT è molto ricco nell’esprimere il peccato nelle sue forme e sfumature: errore, rivolta, deviazione, adulterio, abominio, vanità, infamia, violenza, ecc. Nel linguaggio dei Salmi si parla spesso di colui che è «giusto», che non vuole significare «senza peccato», ma indica l’individuo che resta nella via di Dio e qualora pecchi, riconosce il suo errore e si sottomette affidandosi al perdono divino. Il Salmo 51 è una lettura particolarmente illuminante: «O Dio crea in me un cuor puro e rinnova dentro di me uno spirito fermo», il salmista supplica Dio di purificarlo dalle sue colpe e, nel timore di ricadervi, d’operare in lui una trasformazione radicale che equivale ad una «nuova nascita».

Nel NT molto indicativa nel descrivere il cammino psicologico del peccatore pentito, è la parabola del «figliol prodigo». In essa la condizione umana è descritta come la distruzione dell’eredità divina, donata all’uomo alla creazione, e il suo perdersi nella colpa, ed infine il pentimento, come ritorno alla casa paterna. Il «figliol prodigo» confessa: «Ho peccato contro il cielo e contro te…». Vi è in queste parole il riconoscimento che il peccato è una ribellione che estende le sue conseguenze al di là dei rapporti semplicemente umani, prendendo l’aspetto di una rivolta contro l’Eterno. È viva la coscienza che il peccato implica una schiavitù, una degradazione dallo stato filiale. Il pentimento biblico consiste nell’abbandono e nella deplorazione del peccato.

Il peccato è anche definito come «trasgressione della legge» (1 Giovanni 3:4), come, al contrario, l’amore ne è l’adempimento (Romani 13:10), legge che va intesa come insieme della volontà divina rivelata, in primo luogo il Decalogo. Dove non c’è Legge, non c’è infatti peccato (Romani 4:15): è la norma che individua la trasgressione.

L’apostolo Paolo adopera il termine «peccato» più di ogni altro scrittore biblico, soprattutto nella sua lettera ai Romani. Per Paolo coloro che sono stati battezzati in Cristo hanno crocefisso il loro «vecchio uomo», sono «morti al peccato» che non signoreggerà più su di loro (Romani 6:1-11). D’altronde l’apostolo Paolo non ignora la contraddizione che sussiste in ogni uomo, anche credente: la legge dello spirito e quella del peccato si combattono a vicenda in lui. Il peccato, usato al singolare, è presentato quasi come una forza personificata che domina l’uomo «carnale, venduto al peccato (Romani 7:14), ma la legge dello spirito lo può portare, attraverso la grazia divina, all’obbedienza a Dio.

La vittoria sul peccato è l’opera dello «Spirito della vita in Cristo Gesù» (Romani 8:2), perché «mandando il suo figliuolo in carne simile a carne di peccato, Dio ha condannato il peccato nella carne» (Romani 8:3).

Il peccato nei termini più propriamente paolinici è essenzialmente rovesciamento del corretto rapporto tra creatura e Creatore, autoesaltazione dell’uomo, tentativo di prendere il posto di Dio legislatore. Compito della legge, rivelazione storica della volontà divina, è di smascherare il peccato, rivelandone la forza mortale, ma la legge in sé non ha la forza di liberare l’uomo. Il superamento dello stato di peccato può soltanto avvenire mediante la radicale trasformazione dell’uomo. Nei Vangeli si parla di «peccato contro lo Spirito Santo» (Matteo 1:31; Marco 3:28), che è l’esplicito e consapevole rifiuto della verità dopo che se ne è conosciuta e sperimentata la potenza in Cristo.

Occorre sottolineare che nella società occidentale di oggi assistiamo ad una demitizzazione del peccato, frutto del fenomeno della secolarizzazione. La perdita del senso del peccato appare evidente nella forte limitazione di due fondamentali atteggiamenti della vita spirituale: il pudore e il pentimento. L’immoralità notevolmente diffusa è dunque accompagnata dalla perdita progressiva del senso di colpa e del rimorso.

Bibliografia

Baldwin, J.T., Gibson, J.L., Thomas, J.D., Oltre ogni immaginazione, Edizioni ADV, Firenze, 2015, cap. 6.

Stéveny, G., Nel labirinto di Giobbe, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 2008.

La confessione di fede degli Avventisti del 7° Giorno, Le 28 verità bibliche fondamentali, Edizioni ADV, Impruneta Firenze, 2010, capitoli 6, 8.

Per acquistare questi volumi puoi visitare il sito: www.edizioniadvshop.it o richiederlo al responsabile della libreria di chiesa della comunità avventista che frequenti)

Sede legale:

Lgt. Michelangelo, 7
00192 Roma

Uffici:

Contatti per chiamate o iscrizioni,
☎ 055 5386229

📱342 6581655 (WhatsApp).
Lun. -  Giov. h. 8.00 - 17.00;
Ven. h. 8.00 - 12.00,
(salvo giorni di convegni o seminari).

Hopemedia Italia © 2024. Diritti riservati.